PROVERBIO : 




   Avete mai sentito parlare di OLIO D.O.P. ? Che cosa ne sapete?
Il significato di D.O.P.. è Denominazione di Origine Protetta, ed è un "Diploma" che solo alcuni oli in Italia possono conquistare, se rispondono a certi requisiti che vedremo tra poco.
Intanto vi posso dire che in Italia esistono 39 oli riconosciuti D.O.P. e di questi ben 4 sono della nostra regione, il Lazio!!! La certificazione viene attribuita dalla UE (Unione Europea) ed è rappresentata da questo bollino qui...
  







LE 4 AREE DI PRODUZIONE
DELL'OLIO DOP PER LA REGIONE LAZIO
(Clicca sul nome dell'area per leggere la descrizione)


Un olio D.O.P. ha un diploma di onorificenza, un riconoscimento importante, è speciale. Sono due gli elementi importanti: 1) tutto quello che caratterizza quel particolare olio deve essere dovuto alla zona geografica d'appartenenza; 2) tutti i processi produttivi che portano all'olio sono compiuti, elaborati in una determinata area geografica, assumendone le specificità. Avete capito?
   Sono importanti le caratteristiche naturali, ma anche l'uomo e le tecniche locali sono fondamentali.
Ottenere questo marchio non è affatto semplice, sapete?
Pensate che se una persona che produce olio vuole venderlo con il marchio D.O.P. deve sottostare a un sacco di regole: esiste infatti un Disciplinare di Produzione che contiene tutte le norme da rispettare per la coltivazione dell'oliveto, la raccolta dell'oliva, il confezionamento dell'olio, l'acidità, i tempi...


   Inoltre vengono eseguiti dei controlli da un Ente di Certificazione indipendente, incaricato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Insomma è abbastanza difficile ottenere questo marchio, e anche in seguito la denominazione è costantemente controllata dall'Ente di Certificazione per verificare che si stiano rispettando tutte le regole.
Ma anche i coltivatori stessi hanno formato un altro organismo, che controlla il commercio dei prodotti D.O.P.: si chiama Consorzio di Tutela.
  


   Un esempio nel Lazio? Quello della Sabina:
Ma quando è nata l'esigenza di etichettare alcuni oli come D.O.P.? Questa sigla nasce nel 1992 ad opera del Reg. CE 2081/92. Da allora ne sono passati di anni, e, come dicevamo all'inizio, ci sono ben 39 oli certificati D.O.P. in Italia!!! Non sono pochi se ci pensate. Accanto a questi c'è un solo olio I.P.G. (Indicazione Geografica Protetta), che è l'Olio Toscano, così denominato perché una soltanto delle fasi produttive ha un legame specifico con la zona geografica di riferimento.
  
Ma questi 39 oli pregiati italiani come li riconosciamo? Io sono ancora piccolino e quindi ho fatto fare qualche ricerca ai miei zii e ai miei fratelli e sorelle per sapere dove andare a cercare questi prodotti D.O.P. Gli oli D.O.P. sono solo extravergini e,oltre ai 39 già certificati e all'I.P.G. toscano, ce ne sono in Italia altri tre che sono in attesa di ricevere il riconoscimento europeo, e ancora altri cinque che, non ancora D.O.P., sono in attesa di conferma.
Oltre a questi 48 ci sono altri 39 oli pregiati che sono nell'Elenco aggiornato dei Prodotti Tradizionali Garantiti: questo elenco, tenuto sotto controllo dal Ministero, è come una anticamera per il passaggio a D.O.P. oppure I.G.P.
E con questi a quanto siamo arrivati? Dovete aiutarmi a fare i calcoli, io ancora con la matematica ho qualche difficoltà: 48+39...dunque 9+8=17 e riporto di 1...ecco sì, avete ragione, 87!
Pensate, 87 oli extravergine di certificata qualità che sono per noi italiani un grande patrimonio agricolo e culturale da rivendere all'estero.
Considerate che stiamo parlando solo di oli D.O.P. o in attesa di diventarlo, ma in generale l'olivicoltura in Italia va veramente alla grande! E' nato anche l'Oleoturismo, con le Strade dell'Olio, gli Olivi secolari e monumentali da ammirare, le visite ai Frantoi aperte a tutti…sì, come state facendo voi!
Come potete immaginare le colture sono distribuite in tutta Italia, in particolare nel Mezzogiorno (tra Puglia, Calabria e Sicilia), e di meno al Centro (Lazio e Toscana) e al Nord (soprattutto in Liguria). Da zona a zona variano gli elementi che caratterizzano ciascun Olio D.O.P., dal colore all'aroma, all'acidità...




   Questo olio è tipico della provincia di Viterbo, in una zona che già gli antichi Etruschi avevano destinato all'olivicoltura. Ci siete mai stati? L'area in cui viene prodotto, chiamata Maremma Laziale comprende i comuni di Canino, Cellere, Arlena, Farnese, Ischia di Castro, Tessannano, in parte Tuscania, e Montalto di Castro, per una superficie di circa 30mila ettari! Il nome lo prende appunto da Canino, detta Città dell'Olio: il nome di questo borgo deriverebbe da una Gens Caninia, originaria di Vulci, e particolarmente amante del cane, simbolo di fedeltà e amicizia, inserito anche nello stemma cittadino.   

   Come dicevamo all'inizio, già gli Etruschi coltivavano l'olio, come testimoniano affreschi su terracotta e vasi dell'epoca e i tanti olivi secolari presenti. La spinta più grossa alla produzione di olio in epoca moderna risale alla metà degli anni '50 del '900, quando il principe Torlonia grazie alla riforma fondiaria perse queste terre che furono ridistribuite ai contadini, che ampliarono il mercato.
La particolarità di questi oliveti è che sono coltivati su terreni di origine vulcanica e terreni calcarei.
  

I miei cuginetti abitano lì e si chiamano Canino, Leccino, Pendolino, Maurino e Frantoio e lavorano da soli o anche insieme, sempre con il prezioso contributo e il faticoso lavoro degli uomini. La raccolta è manuale e viene fatta tra la fine di ottobre e la metà di gennaio, mentre la molitura deve avvenire entro 24 ore dalla raccolta.
Il risultato finale è pari a circa 8mila ettolitri di olio buonissimo! La maggior parte viene esportato all'estero.
Il grado di acidità dell'olio Extravergine deve essere inferiore a 0,8…bene, pensate che l'olio prodotto da questi miei cugini ha un'acidità tra 0,15 e 0,5, tra le più basse in Italia, ed è stato ufficialmente iscritto tra i D.O.P., con riconoscimento da parte della CE, nel 1996. Ha un colore bellissimo, verde smeraldo con riflessi dorati, sembra un gioiello, e anche il profumo è inebriante, fruttato e se chiudete gli occhi vi immaginate proprio le olivette fresche intorno a voi. Il sapore è deciso e quando è l'olio è fresco risulta anche leggermente piccante. È ideale da mettere a crudo su minestre e verdure, provatelo!

   Poi una domenica convincete mamma e papà a portarvi a passeggio per la Strada dell'Olio D.O.P. di Canino, un itinerario enogastronomico che vi permetterà di vedere dal vivo gli oliveti e i frantoi, di assaggiare cose buone condite da questo olio, di conoscere i comuni di questo territorio e di osservare anche le risorse archeologiche storiche e culturali. Ad esempio è da vedere la Città Estrusca di Vulci e le sue Necropoli con oltre 10 mila tombe tra le quali si trova la celebre Tomba di Francois,; poi il Castello dell'Abbadia con il Ponte ed annesso Museo Etrusco Nazionale con oltre 500 vasi catalogati, Castellardo, Musignano e le Terme Apollinari, famose nell'antichità con il nome di Cento Camere. Un bel programma, è vero?





   Questo olio invece, come dice il nome stesso, proviene da oliveti presenti sulle colline pontine, in provincia di Latina, e ha ricevuto il marchio D.O.P. da Bruxelles solo nel 2010 ((Reg. CE 259/2010), aggiungendosi agli altri tre oli laziali.
Il logo che lo identifica rappresenta, come vedete, tre colonne di stile dorico in giallo e un rametto soprastante di olive di colorazione grigio-verde più grande del colonnato, sullo sfondo delle colline, il tutto racchiuso in un cerchio. Perché proprio tre colonne? Questo disegno si riferisce alla sequenza dei tre sistemi montuosi: Lepini, Ausoni e Aurunci, e la simbologia si riferisce alle civiltà pre-romane.
  

   L'area destinata all'olivicoltura copre più di venti comuni della provincia di Latina (Aprilia, Bassiano, Campodimele, Castelforte, Cisterna di Latina, Cori, Fondi, Formia, Itri, Lenola, Maenza, Minturno, Monte San Biagio, Norma, Priverno, Prossedi, Roccagorga, Rocca Massima, Roccasecca dei Volsci, Santi Cosma e Damiano, Sermoneta, Sezze, Sonnono, Spigno Saturnia e Terracina).
Una particolarità è che è molto diffusa su questo stesso territorio la Cultivàr Itrana, o Oliva Itrana (da Itri, paese in collina che fornisce la maggior parte della produzione, insieme ad altri comuni dei monti Lepini, dorsale marittimo). Questa oliva ha una drupa molto grande e ovale e una polpa abbondante. Cosa? Non vi ho spiegato cosa è una Drupa? Mi devo essere dimenticato: allora ve lo dico subito, la drupa è semplicemente un altro nome per indicare l'oliva, cioè il frutto dell'olivo!

   Questa cultivàr di cui stiamo parlando è particolare perché, oltre a essere la base dell'olio d'oliva D.O.P. delle colline pontine, è anche fornitrice della buonissima Oliva di Gaeta...non mi dite che non l'avete mai mangiata o messa in tavola a casa vostra! Si chiama così perché il porto di Gaeta era un centro nevralgico per l'esportazione del prodotto. Queste olive hanno un sapore più vicino all'aceto quando sono verdi, e più al vino quando sono nere. Una leggenda racconta che furono i marinai di Enea ad assaggiarle per primi e a trovarle molto gustose: quando, con le loro navi, approdarono sul lido pontino trovarono le acque del mare vicino alla costa piene di queste olive che galleggiavano, cadute dai rami degli alberi presenti sulle rive.   

   L'oliva Itrana si unisce al Leccino e al Frantoio per arrivare al frutto base da cui nasce il nostro pregiato olio.
Torniamo proprio al nostro Olio D.O.P.! Parliamo delle sue caratteristiche: ha un colore verde/giallo intenso, il sapore è amaro e piccante, un po' fruttato, e l'odore ricorda un po' quello del pomodoro verde. Le peculiarità e proprietà tipiche di questo prodotto sono documentate storicamente sin dal 1872.
Proviene dalle varietà di Oliva Itrana del territorio dal 50% al 100%, da Frantoio e Leccino fino al massimo del 50%, e da altre varietà fino a un massimo del 10%. Non si possono produrre più di 100 Kg per pianta, e, cosa importantissima, la raccolta può essere manuale o meccanica, ma comunque con reti, escludendo le olive già cadute a terra (il periodo è quello che va dall'inizio dell'invaiatura fino al 31 gennaio).
  

L'estrazione deve avvenire entro 48 ore dalla raccolta e bisogna prestare particolare attenzione a preservare la qualità delle olive. La resa in olio non è superiore al 27% del peso delle olive, e l'acidità è inferiore o uguale a 0,6 grammi per 100 gr. E' usato particolarmente per condire un piatto tipico della zona di Priverno, detto "bazzoffia", una zuppa a base di verdure primaverili, legumi, uova sbattute e pecorino. Vi consiglio di assaggiarla...E' squisita!




   E ora ragazzi, voglio presentarvi il terzo degli oli del Lazio! Questo olio è caratteristico della zone denominata Sabina, e comprende un territorio che copre 11 comuni di Roma e 32 della provincia di Rieti (una volta era occupato dagli antichi Sabini). Tanti vero?
Per Rieti abbiamo: Cantalupo in Sabina, Casaprota, Casperia, Castelnuovo di Farfa, Collevecchio, Configni, Cottanello, Fara Sabina, Forano, Frasso Sabino, Magliano Sabina, Mompeo, Montasola, Montebuono, Monteleone Sabino, Montenero Sabino, Montopoli in Sabina, Poggio Catino, Poggio Mirteto, Poggio Moiano, Poggio Nativo, Poggio San Lorenzo, Roccantica, Salisano, Scandriglia, Selci, Stimigliano, Tarano, Toffia, Torricella, Torri in Sabina, Vacone.
Per Roma invece sono: Guidonia Montecelio, Fonte Nuova, Marcellina, Mentana, Monteflavio, Montelibretti, Monterotondo, Montorio Romano, Moricone, Nerola, Palombara Sabina, Sant'Angelo Romano, San Polo dei Cavalieri.
Quando io con i miei genitori Olivolino e Frantoia andiamo a trovare i miei cugini del posto facciamo un giro davvero lungo! Pensate che questo olio è stato il primo D.O.P. italiano, essendo stato il primo a ricevere la certificazione, nel luglio del 1996. Forse proprio perché è antichissimo e secondo alcuni risale anche a epoca pre-italica? Come gli altri oli D.O.P. deve sottostare a uno specifico Disciplinare di Produzione per conduzione dell'oliveto, trasformazione delle olive e confezionamento dell'olio. Esiste anche un Consorzio (l'immagine è quella all'inizio di questo pezzo) che tutela e verifica il rispetto delle regole sancite da questo Disciplinare, garantisce i consumatori sulla qualità e la genuinità del prodotto, e promuove quest'olio organizzando convegni, mostre e soprattutto degustazioni...la parte che preferisco!

   Fondamentali per la produzione di quest'olio così buono sono la qualità del terreno e le caratteristiche climatiche. Il tipo di terreno va dal bruno calcareo al bruno mediterraneo, e il clima è sempre molto equilibrato, senza raggiungere mai temperature troppo alte o troppo fredde. L'esposizione degli oliveti è a mezzogiorno, quindi le piante godono di grande luminosità, favorite anche dalla posizione in pendenza…infatti si trovano su colli sabini che vanno dai 200 ai 500 metri di altimetria.
Ma la cosa che rende davvero speciale quest'olio è il fatto che contribuiscono tanti miei parenti, lavorando tutti insieme: infatti è un gruppo di cultivàr compatto, che portano a un olio costituito per il 75% da Carboncella, Leccino, Raja, Pendolino, Frantoio, Moraiolo, Olivastrone, Salviana, Olivago e Rosciola, mentre il restante 25% deriva da altre qualità.

   L'olio deve essere prodotto utilizzando esclusivamente processi meccanici e fisici, per conservare le caratteristiche dell'oliva: infatti si dice che questi processi sono rimasti sostanzialmente gli stessi dall'epoca pre-romana. Anche in questo caso, come per gli altri oli, il grado di acidità è molto basso, pari allo 0,6% al massimo.
Il colore è giallo-oro e solo quando l'olio è freschissimo ci potrete trovare qualche sfumatura di verde. E il sapore? Fruttato e vellutato, aromatico e dolce, quest'olio è una vera delizia!
Potete andarlo ad assaggiare, se non lo avete ancora fatto, insieme ai vostri genitori in una bella gita nel weekend. Infatti esiste la Strada dell'olio e dei prodotti tipici della Sabina...tutte cose buonissime! C'è anche un Museo dell'Olio da poter visitare, e potrete partecipare ad eventi come quello dei Frantoi Aperti del Lazio, e assistere alla raccolta e alla spremitura delle olive. Sarà una bellissima avventura!





   Ed eccoci all'ultimo dei quattro Oli D.O.P. della nostra regione! L'Olio D.O.P. della Tuscia è caratteristico della provincia di Viterbo e il territorio destinato alla coltivazione degli olivi copre ben 52 comuni, nelle sottozone dei Colli Cimini, Collina Viterbese e Lago di Bolsena. Sono tantissimi!!
Eccoli qui di seguito: Capodimonte, Capranica, Caprarola, Carbognano, Castel S. Elia, Castiglione in Teverina, Celleno, Civita Castellana, Civitella D'Agliano, Corchiano, Fabrica di Roma, Faleria, Gallese, Gradoli, Graffignano, Grotte di Castro, Latera, Lubriano, Marta, Montalto di Castro (in parte), Montefiascone, Monteromano, Nepi, Oriolo Romano, Orte, Piansano, Proceno, Ronciglione, S. Lorenzo Nuovo, Soriano nel Cimino, Sutri, Tarquinia, Tuscania (in parte), Valentano, Vallerano, Vasanello, Vejano, Vetralla, Vignanello, Villa S. Giovanni in Tuscia, Viterbo, Vitorchiano.

   Ha ricevuto la certificazione CE come olio D.O.P. nel 2005 e deve sottostare come gli altri oli D.O.P. a un rigido Disciplinare di Produzione, che prevede ad esempio che le olive debbano essere raccolte (raccolta sempre manuale o meccanica ma che non rechi alcun danno alle piante) e portate al frantoio nella stessa giornata, e che la molitura avvenga al massimo entro 24 ore. I tempi, come vedete, sono molto stretti e l'impegno è davvero notevole, ma il risultato è un olio di ottima qualità e prodotto anche in quantità limitate!
Anche in questa zone la coltivazione dell'olivo ha origini molto antiche.
Addirittura la diffusione dell'olivo cominciò nel VI secolo a.C. grazie agli scambi tra Etruschi e Fenici o Greci della Magna Grecia. Pensate che sono stati ritrovati dei noccioli di oliva in alcuni reperti archeologici in provincia di Viterbo!
In origine il territorio della Tuscia era compreso nell'Etruria, e solo dal II secolo d.C. i Romani iniziarono a usare il nome Tuscia, che con il riordinamento amministrativo di Diocleziano diventò la denominazione ufficiale. I Tusci si dedicavano appunto alla coltivazione dell'olivo e alla produzione di olio, come testimoniano anche alcuni dipinti ritrovati nelle tombe, e, più avanti, anche i Romani prestarono attenzione a questa coltivazione: nel territorio erano presenti diverse Villae, che, grazie al frantoio annesso, si occupavano di produrre e trasformare le olive. In alcuni centri che noi tutti conosciamo, come Fabrica di Roma e Civita Castellana si producevano anche i contenitori di ceramica per il trasporto e lo stoccaggio delle olive.
   Il 90% di questo olio deve basarsi sulle tre varietà autoctone Canino, Leccino e Frantoio, che sono anche mie fratelli. Il restante 10% al massimo è ricavato da altre varietà, Moraiolo e Pendolino su tutti, è questo può portare anche a piccole variazioni nel gusto. Il Canino è un'oliva piccola e a maturazione lenta quindi l'olio che si ricava è molto profumato (ricorda il frutto sano, appena raccolto, con il giusto grado di maturità), con un sapore spiccato e una bassa acidità (circa 0,3), e il colore è verde smeraldo…il retrogusto è amaro e piccante.
Potete provarlo con piatti diversi, anche perché gli oli ricavati possono essere di gusto leggermente diverso, visto che dipende dalle varietà di olive impiegate.


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